È opinione comune che il linguaggio giuridico sia complesso, noioso e di difficile comprensione. Il diritto e le sue “leggi” tendono ad essere considerati in un piano estraneo a quello della vita quotidiana, dove l’interpretazione chiara e certa della norma giuridica è privilegio di un’elìte di professionisti in abito gessato. Questo appare in evidente contrasto con l’esercizio dei diritti da parte del cittadino e la sua partecipazione libera, consapevole ed informata alla vita pubblica.
Requisiti quali trasparenza, accessibilità e immediatezza non vanno tuttavia ricercati necessariamente nella legge in sé, quanto nella forma della sua comunicazione al cittadino medio, la cui formazione in ambito giuridico può essere minima o del tutto assente. A tal proposito è utile evidenziare come la disparità conoscitiva non costituisca unico ostacolo al libero esercizio dei diritti. La complessità, l’opacità e la densità del testo rappresentano infatti una barriera non indifferente, che fiacca la lettura in lunghi documenti carichi di orpelli retorici e riferimenti tecnico-giuridici.
Così come la segnaletica stradale deve comunicare un messaggio immediato e inequivocabile, attraverso contrapposizioni di colori e forme specifiche, è bene che un contratto abbia una struttura chiara, con un carattere sufficientemente grande e un’adeguata spaziatura tra i paragrafi per aumentare ordine e leggibilità complessive del documento. Uno standard armonizzato che sia portatore di tali canoni si rivelerebbe una risorsa indispensabile anche contro la strumentalizzazione del diritto. Spesso, infatti, la lunghezza e la pesantezza del testo vengono sfruttate per dissuadere l’utente dalla lettura, invitandolo ad accettare termini e condizioni a lui totalmente estranei. Un esempio lo sono i Termini e le Condizioni di Utilizzo senza l’accettazione dei quali non potremmo scaricare ed utilizzare nessuna delle applicazioni del nostro smartphone, computer, o console di gioco. Assuefatti da questa logica, crediamo che il diritto non possa essere rappresentato altrimenti, facendo dell’opacità una caratteristica intrinseca e necessaria.
Il Legal Design è un nuovo approccio al diritto, secondo cui quest’ultimo deve essere human centered, cioè a disposizione e a portata del cittadino comune. Una privacy policy, per esempio, può essere parzialmente resa in forma grafica, alleggerita nel testo ma senza per questo privata del suo aspetto formale.
Le applicazioni del Legal Design non si limitano all’aspetto prettamente giuridico. Secondo l’articolo 53 del D. Lgs. 7 marzo 2005, n. 82 e s.m.i. recante il Codice dell’Amministrazione Digitale (CAD), i siti internet delle pubbliche amministrazioni devono rispettare i princìpi di accessibilità, usabilità, reperibilità, completezza di informazione, chiarezza di linguaggio, affidabilità, semplicità dì consultazione, qualità, omogeneità ed interoperabilità.
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