Giustizia predittiva e mutamenti giurisprudenziali: il ruolo dell'IA
- Marco Rudatis

- 16 set
- Tempo di lettura: 5 min
Aggiornamento: 17 set
La prevedibilità delle decisioni giudiziarie è da sempre oggetto di attenzione e di riflessione, ma assume oggi una nuova centralità alla luce dell’instabilità normativa e dell’evoluzione tecnologica. Partendo da una riflessione di Calamandrei, il tema si intreccia con il dibattito sulla giustizia predittiva e sul potenziale uso dell’Intelligenza Artificiale nei Tribunali. È possibile garantire la certezza del diritto?
1. Il problema della prevedibilità delle decisioni giudiziarie
Nel celebre saggio di Piero Calamandrei Giustizia e politica: sentenza e sentimento, emerge – a oltre cinquanta anni dalla morte dell’autore – un interrogativo quanto mai attuale e complesso: è davvero possibile che, nel contesto giuridico, la sentenza di un giudice possa essere prevedibile?
L’enigma della prevedibilità delle decisioni giudiziarie, infatti, resta tuttora irrisolto e al centro di un ampio dibattito. Numerosi fattori contribuiscono oggi a minare la stabilità di tale prevedibilità, non ultimi l’erosione di un sistema uniforme di fonti normative e il ritmo incalzante dell'approvazione di nuove norme, che alimenta, di conseguenza, una variegata e mutevole produzione giurisprudenziale.
La rapidità di cambiamento degli orientamenti giurisprudenziali rende sempre più complesso il compito dell’interprete e aumenta le difficoltà per il giudicante, chiamato a districarsi tra contrasti interpretativi e orientamenti spesso contraddittori.
In risposta a queste difficoltà e a questo clima di sfiducia nell’ordinamento giudiziario, si osserva una crescente e contrapposta fiducia nelle potenzialità della tecnologia, e in particolare nei sistemi di Intelligenza Artificiale (IA), da molti considerati come una soluzione volta a colmare l’esigenza di certezza del diritto.
2. Il ruolo dell'IA nella giustizia predittiva
I sostenitori degli algoritmi di IA in ambito giuridico ne sottolineano la capacità di garantire una maggiore prevedibilità delle decisioni giudiziali, assicurando non solo un risultato giusto e tempestivo, ma anche più rapido. Proprio in questo contesto nasce il concetto di giustizia predittiva, cioè l’impiego di algoritmi di IA come mezzo per anticipare l’esito probabile di una controversia, capace di ottimizzare il processo decisionale e diminuirne l'incertezza.
L’assenza di un sistema vincolante dei precedenti giudiziari nel sistema giuridico italiano, in quanto sistema di civil law, ove «i giudici sono soggetti soltanto alla legge» (cfr. art. 101, co. 2 Cost.), crea tuttavia un ulteriore livello di complessità. Infatti, mentre negli ordinamenti di common law sono proprio i precedenti giudiziari ad aver una forza vincolante, nel nostro ordinamento di civil law, invece, vi è una maggior libertà per il giudice di discostarsi dal precedente in quanto, come già detto, egli è soggetto soltanto alla legge.
È importante però sottolineare che, per quanto riguarda l’avvocatura, vi è sempre un maggior peso della Giurisprudenza nella preparazione dei casi.
Il precedente, inoltre, non è privo di importanza nei procedimenti giudiziari anche nel nostro ordinamento di civil law. Un esempio ne è l’art. 360-bis, n. 1 c.p.p., introdotto nel 2009 con la l. n. 69 la quale prevede testualmente che: «Il ricorso è inammissibile: 1) quando il provvedimento impugnato ha deciso le questioni di diritto in modo conforme alla giurisprudenza della Corte e l’esame dei motivi non offre elementi per confermare o mutare l’orientamento della stessa».
Per garantire l’efficacia dei sistemi di IA, potenzialmente applicabili in ambito giudiziario, è cruciale assicurare l’inclusione di un patrimonio giuridico di qualità, composto in primo luogo dai precedenti giurisprudenziali. Questi ultimi, infatti, rappresentano il fondamento informativo principale su cui il software di IA dovrebbe poggiare, e proprio in ragione della mutevolezza degli orientamenti giurisprudenziali, diventa essenziale non solo curare la qualità del materiale giuridico da inserire nel sistema, ma anche garantire che esso sia il più possibile aggiornato e informato. Tale processo richiede la considerazione non solo delle normative applicabili al caso specifico, ma anche il richiamo alla giurisprudenza più recente, sia nazionale e sia sovranazionale, affinché gli operatori del diritto possano fare affidamento su di una risorsa che consenta una conoscenza completa, accurata e aggiornata della materia.
3. L’AI Act e la necessità di una regolamentazione responsabile
L’Unione Europea si è di recente attivata introducendo l’AI Act, Regolamento (UE) 2024/1689, per promuovere una regolamentazione che favorisca lo sviluppo e l'utilizzo dell’IA in modo corretto, trasparente, responsabile e in una dimensione antropocentrica, cogliendo le opportunità positive offerte dai sistemi di IA (cfr. art. 1). Conformemente a ciò si esprime anche il D.D.L. su l'IA italiano (A.S. 1146).
Dal momento che i sistemi di giustizia predittiva operano in gran parte tramite l’analisi statistica dei precedenti giurisprudenziali, diventa essenziale definire con attenzione il patrimonio giuridico da inserire nel sistema, adottando le necessarie cautele per prevenire errori e pregiudizi (bias) – come nel noto caso Loomis vs. Wisconsin avvenuto negli USA.
In tale prospettiva, potrebbe risultare opportuno stabilire una gerarchia delle decisioni caricate nel software, assegnando un rilievo particolare, per esempio, alle pronunce delle Sezioni Unite (S.U.) della Corte di Cassazione e a quelle della Corte Costituzionale. Altrettanto importante potrebbe essere la delimitazione del periodo temporale dei precedenti, in modo da valorizzare le evoluzioni normative e giurisprudenziali più rilevanti, adattando la risposta del sistema agli sviluppi più recenti.
In funzione di ciò, è fondamentale anche tenere in considerazione che lo stesso AI Act qualifica l’uso di sistemi di IA in ambito giudiziario come «high risk», in quanto suscettibile di incidere direttamente sulla tutela dei diritti fondamentali, sull’accesso alla giustizia e sulla fiducia dei cittadini nelle istituzioni. La disciplina europea, dunque, non solo riconosce la delicatezza di tale impiego, ma rafforza l’idea che l’IA debba rimanere uno strumento di supporto, mai sostitutivo, dell’attività ermeneutica del giudice.
La preparazione, l’adozione e l’inserimento dei dati nel sistema dovrebbero quindi essere supervisionati da professionisti altamente qualificati, poiché l’accuratezza del materiale giuridico di partenza costituisce un aspetto fondamentale per limitare al massimo gli errori.
4. Riflessione conclusive
Resta chiaro, come suggeriva già Calamandrei, che la decisione giudiziale non può ridursi a una semplice applicazione algoritmica, non è, e non può essere, il frutto di un sillogismo matematico ma richiede, invece, l’intervento del giudice in quanto persona umana. La giustizia, in questo senso, si realizza attraverso un’operazione sintetica e intuitiva, in cui la coscienza e la sensibilità umana operano a favore di un’applicazione della legge che risponda alle peculiarità del caso concreto.
Almeno nell’ambito giudiziario, dunque, l’IA potrà essere considerata utile come strumento di supporto per migliorare la rapidità delle risposte giudiziarie o per prevenire controversie non necessarie, ma, tuttavia, essa non potrà mai sostituire il giudice umano. Di conseguenza, la giustizia predittiva può certamente contribuire ad attenuare l’imprevedibilità delle decisioni, senza però eliminarla del tutto. Come ricordava sempre Calamandrei, la giustizia è un processo creativo che nasce da una coscienza viva e vigile, sensibile e umana. È proprio questa componente umana, caratterizzata da un senso di continua responsabilità e di conquista morale, che occorre preservare nel ruolo del giudice. Solo così, nell'eventuale utilizzo dell’IA, le sentenze potranno aspirare a essere non solo giuste, ma anche più prevedibili.
Bibliografia
Calamandrei P., Giustizia e politica: sentenza e sentimento, in Opere giuridiche, Roma Tre-Press, Roma, 2019, pp. 646 e ss.
Corasaniti G., Mutamento degli indirizzi giurisprudenziali e prevedibilità della decisione, in Iris.unibs.it, 1° gennaio 2024.
Costantino G., La prevedibilità della decisione tra uguaglianza e appartenenza, in Rivista di diritto processuale, 19 febbraio 2015.
Miccolis G., Sezioni Unite e questione di “particolare importanza”, 3 novembre 2020.
Santosuosso A. – Sartor G., La giustizia predittiva: una visione realistica, 2022, pp. 1760 e ss.




Buongiorno,
trovo molto interessante l’argomento trattato, tuttavia noto svariate incertezze nella stesura dell’articolo.
Sembra che l’autore voglia ripetere la sua tesi numerose volte con l’obiettivo di supportarla. Inoltre, non arriva a una conclusione definitiva: questo testo, per quanto vi è scritto, poteva decisamente essere più breve (sono presenti nello scritto molteplici ripetizioni).
In più, anche la sintassi è da rivedere. Ad esempio, la successione di due congiunzioni avversative “ma, tuttavia” è quantomeno sconsigliabile, per non dire errata.
È un peccato che un argomento così interessante sia stato liquidato in maniera così sbrigativa.